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Prima di condividere il cibo
Offriamo il nostro cibo Sacro al Sublime Supremo Śiva
possano tutti gli esseri viventi in particolare quelli affamati condividerlo con noi e possa questo cibo sacro trasformarsi in pace, gioia, saggezza, salute, autocontrollo, illuminazione, unità, amore. (Subramanyam Gorlani)
possano tutti gli esseri viventi in particolare quelli affamati condividerlo con noi e possa questo cibo sacro trasformarsi in pace, gioia, saggezza, salute, autocontrollo, illuminazione, unità, amore. (Subramanyam Gorlani)
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Mantra
Recitiamo naturalmente un mantra ogni volta che respiriamo.
All’inspirazione corrisponde il mantra So’ham, che è composto dal pronome personale di terza persona singolare maschile Saḥ e da aham che è il pronome personale di prima persona singolare maschile e femminile. La morfologia è condizionata dalla regola di sadhi che modifica la aḥ in o e elide per avagraha la prima a di aham.
L’espirazione avviene tramite il mantra Aham saḥ.
Il significato di queste parole sacre è:
inspiro So’ham: Lui [è] me
espiro Aham saḥ: Io [sono] Lui.
Nell’espirazione è enfatizzata la presenza del visarga (visarjanīya) che esprime il significato proprio del fonema cioè l’emanazione (del respiro).
Ci si può chiedere quale sia la relazione tra mantra e respiro. In particolare se è il respiro l'origine del mantra o viceversa.
Poiché la realtà è una Realtà fonematica, ovvero essenziata di parole secondo le Dee Mātṛkā e Mālinī, sembra evidente che il mantra è la causa e il respiro l’effetto. Se l’essere umano respira è grazie al mantra che lo permette. Si può dire così sapendo che il potere del mantra proviene dalla parola sacra espressa in lingua sanscrita. Non siamo noi che pronunciamo la parola sanscrita ma è la parola sanscrita che pronuncia noi in quanto oggetti dell'emanazione fonematica. Tutte le parole non sanscrite appartengono a un linguaggio profano.
Ecco perché il sādhaka, a differenza del non iniziato, pone una particolare attenzione al respiro che è l’origine, il mezzo e il fine attraverso il quale il ritmo dell’esistenza è scandito da un mantra spontaneo che risuona al passo della danza di Śiva.
AMORE
Nella tradizione indiana ci sono più termini per definire il concetto di amore. Karunya è la compassione, prema l’affetto, maitri l’amicizia e madana la passione. I relativi riferimenti si trovano nelle opere letterarie epiche e religiose. La filosofia sembra trascurare questo aspetto umano relegandolo tutt’al più a uno dei purusartha ben noto come kama (Kamasutra). Tuttavia il kama (desiderio) non è affatto considerato un sottoprodotto etico-morale ma un passaggio obbligato nel percorso verso il moksa (la liberazione). C’è una profonda evoluzione della visione antropologica a partire dai Veda che concepiscono un uomo sacrificale (sacrifici umani poi diventati animali). Il buddhismo considera invece un uomo inessenziale privo di realtà propria, una sorta di inevitabile effetto di una causa senza inizio né fine nel frullamento samsarico della coproduzione condizionata. L'uomo yogico si realizza nel samadhi che non significa estasi (uscire di sé) ma esattamente il contrario: uno stato di perfetto assorbimento da cui dovrà lasciarsi interamente pervadere, è lo stato del Sé supremo, la sede della pura manifestazione, una volta conseguito non c’è ritorno. Il Vedanta rettifica l’uomo vedico precisando che il sacrificio non è quello rituale ma è interiorizzato. Si celebra la morte dell’ego tramite la Conoscenza (atman=Brahman), è l’uomo rinunciante a se stesso. Nel tantrismo la prospettiva si capovolge. L'uomo è l’uomo agente e quindi l’uomo desiderante. L’uomo deve volere perché l’Essere supremo “vuole”. Allora l’amore appartiene al rta universale e al dharma personale. L’uomo divinizzato è l’uomo libero di amare sé stesso e gli altri secondo l’ordine cosmico per il conseguimento della libertà dalla schiavitù dell’ignoranza ovvero la liberazione dal ciclo delle rinascite e ri-morti (la mukti).
(Per "uomo" si intende essere umano cioè il genere femminile e quello maschile)
All’inspirazione corrisponde il mantra So’ham, che è composto dal pronome personale di terza persona singolare maschile Saḥ e da aham che è il pronome personale di prima persona singolare maschile e femminile. La morfologia è condizionata dalla regola di sadhi che modifica la aḥ in o e elide per avagraha la prima a di aham.
L’espirazione avviene tramite il mantra Aham saḥ.
Il significato di queste parole sacre è:
inspiro So’ham: Lui [è] me
espiro Aham saḥ: Io [sono] Lui.
Nell’espirazione è enfatizzata la presenza del visarga (visarjanīya) che esprime il significato proprio del fonema cioè l’emanazione (del respiro).
Ci si può chiedere quale sia la relazione tra mantra e respiro. In particolare se è il respiro l'origine del mantra o viceversa.
Poiché la realtà è una Realtà fonematica, ovvero essenziata di parole secondo le Dee Mātṛkā e Mālinī, sembra evidente che il mantra è la causa e il respiro l’effetto. Se l’essere umano respira è grazie al mantra che lo permette. Si può dire così sapendo che il potere del mantra proviene dalla parola sacra espressa in lingua sanscrita. Non siamo noi che pronunciamo la parola sanscrita ma è la parola sanscrita che pronuncia noi in quanto oggetti dell'emanazione fonematica. Tutte le parole non sanscrite appartengono a un linguaggio profano.
Ecco perché il sādhaka, a differenza del non iniziato, pone una particolare attenzione al respiro che è l’origine, il mezzo e il fine attraverso il quale il ritmo dell’esistenza è scandito da un mantra spontaneo che risuona al passo della danza di Śiva.
AMORE
Nella tradizione indiana ci sono più termini per definire il concetto di amore. Karunya è la compassione, prema l’affetto, maitri l’amicizia e madana la passione. I relativi riferimenti si trovano nelle opere letterarie epiche e religiose. La filosofia sembra trascurare questo aspetto umano relegandolo tutt’al più a uno dei purusartha ben noto come kama (Kamasutra). Tuttavia il kama (desiderio) non è affatto considerato un sottoprodotto etico-morale ma un passaggio obbligato nel percorso verso il moksa (la liberazione). C’è una profonda evoluzione della visione antropologica a partire dai Veda che concepiscono un uomo sacrificale (sacrifici umani poi diventati animali). Il buddhismo considera invece un uomo inessenziale privo di realtà propria, una sorta di inevitabile effetto di una causa senza inizio né fine nel frullamento samsarico della coproduzione condizionata. L'uomo yogico si realizza nel samadhi che non significa estasi (uscire di sé) ma esattamente il contrario: uno stato di perfetto assorbimento da cui dovrà lasciarsi interamente pervadere, è lo stato del Sé supremo, la sede della pura manifestazione, una volta conseguito non c’è ritorno. Il Vedanta rettifica l’uomo vedico precisando che il sacrificio non è quello rituale ma è interiorizzato. Si celebra la morte dell’ego tramite la Conoscenza (atman=Brahman), è l’uomo rinunciante a se stesso. Nel tantrismo la prospettiva si capovolge. L'uomo è l’uomo agente e quindi l’uomo desiderante. L’uomo deve volere perché l’Essere supremo “vuole”. Allora l’amore appartiene al rta universale e al dharma personale. L’uomo divinizzato è l’uomo libero di amare sé stesso e gli altri secondo l’ordine cosmico per il conseguimento della libertà dalla schiavitù dell’ignoranza ovvero la liberazione dal ciclo delle rinascite e ri-morti (la mukti).
(Per "uomo" si intende essere umano cioè il genere femminile e quello maschile)
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PREGHIERA BUDDHISTA

Chiamare il Lama da lontano
per rafforzare la devozione profonda
ATTENZIONE: il testo qui riportato non può essere riprodotto, né pubblicato o divulgato in alcun contesto, in particolare messo in rete a qualsiasi titolo. Esso deve rimanere riservato solo ed esclusivamente alla sfera della persona che lo legge e ogni volta che la persona vorrà recitare l’invocazione al Lama per la sua personale devozione non in pubblico.
1. Gli esseri che come me hanno accumulato azioni negative, da tempi senza inizio vagano a lungo nell’esistenza condizionata, poiché dovremo ancora sperimentare infinite sofferenze e poiché non sviluppiamo, neppure per un istante, il rincrescimento.
Lama ti prego, guardaci al più presto con compassione e infondi la tua energia trasformatrice, affinché si sviluppi dal profondo l’aspirazione alla liberazione definitiva.
2. Pur avendo ottenuto un’esistenza umana libera e ben dotata, noi sprechiamo la nostra vita, continuamente distratti dalle futili attività per questa vita, e siamo trascinati dalla pigrizia nel realizzare il grande valore della liberazione ultima, finendo col tornare a mani vuote dal Giardino dei gioielli.
Lama ti prego, presto, guardaci con compassione e infondi in noi la tua energia trasformatrice, affinché sia realizzato il corpo umano, avente significato.
3. Non vi è nessuno che sia rimasto sulla terra senza (poi) morire, se ne vanno anche adesso uno dopo l’altro; anch’io dovrò morire ben presto, ma sono come uno stupido che si prepara a rimanere a lungo.
Lama pensa a me, rapidamente volgiti a me con compassione, infondi la tua energia trasformatrice affinché io sia impaziente, (consapevole) che non c’è tempo (da perdere).
4. Ognuno di noi sarà separato dai cari amici e dai parenti, altri godranno dei beni che abbiamo accumulato con avarizia, anche il nostro amato corpo dovrà essere abbandonato e il nostro principio cosciente vagherà tra i bardi sconosciuti e le esistenze condizionate.
Lama pensa a noi, con compassione, rapidamente volgiti verso di noi, infondi in noi la tua energia trasformatrice che ci fa realizzare quanto tutto ciò sia inutile.
5. Le oscure tenebre spaventose verranno ad accoglierci, mentre il vento rosso[1] e violento del karma ci sospingerà e i messaggeri dell’orrendo Signore della Morte ci colpiranno e abbatteranno[2] così che dovremo sperimentare le sofferenze intollerabili degli stati inferiori.
Lama pensa a noi, velocemente volgiti a noi con compassione e infondi in noi l’energia trasformatrice, affinché potremo liberarci dagli abissi delle esistenze inferiori.
6. Celiamo in noi i nostri difetti sebbene siano grandi quanto montagne e riveliamo e condanniamo apertamente i difetti altrui, sebbene grandi quanto semi di sesamo; pur non possedendo che minime qualità, ci vantiamo di essere buoni, ci definiamo praticanti del Dharma, ma la nostra condotta (dimostra) l’esatto contrario.
Lama pensa a noi, con compassione volgiti rapidamente verso di noi, infondi l’energia trasformatrice che pacifica il nostro orgoglioso egoismo.
7. Il demone disastroso dell’attaccamento all’ego è penetrato in noi, tutti i nostri pensieri sono la causa dell’aumento delle emozioni perturbatrici, tutte le nostre azioni hanno il risultato della non virtù, e non ci siamo ancora nemmeno direzionati verso il sentiero della liberazione.
Lama pensa a noi, velocemente volgiti verso di noi con compassione, infondi in noi l’energia trasformatrice, affinché sia sradicato l’attaccamento all’io.
8. Al minimo elogio o alla minima nota di biasimo nascono in noi esultanza o scontento, alla minima parola spiacevole ci sfugge l’armatura della pazienza; anche quando vediamo gli affanni altrui, non sorge in noi la compassione, e quando si presenta l’occasione per essere generosi, siamo legati dal nodo dell’avarizia.
Lama aiutaci, con compassione volgiti velocemente verso di noi; infondi l’energia trasformatrice affinché il nostro continuum mentale si unisca al Dharma.
9. Attribuiamo una natura propria all’esistenza condizionata, priva di essenza; per il nutrimento e il vestiario, ci sfuggono completamente i valori definitivi; pur avendo tutto ciò che ci serve, i nostri bisogni aumentano sempre di più; la nostra mente è ingannata dai fenomeni illusori e privi di realtà.
Lama pensa a noi, presto, guardaci con compassione! Infondi l’energia trasformatrice affinché noi possiamo abbandonare (l’attaccamento per) questa vita.
10. Non sopportiamo la benché minima sofferenza fisica o mentale, e tuttavia siamo così cocciuti da non preoccuparci di cadere nelle esistenze inferiori. Anche se vediamo realmente l’infallibilità di causa-effetto, non pratichiamo ciò che è positivo e aumentano notevolmente gli atti negativi.
Lama pensa a noi, presto, guardaci compassionevolmente, infondi l’energia trasformatrice, affinché si generi fiducia nella legge del karma.
11. Verso i nemici proviamo avversione, verso gli amici attaccamento, siamo confusi dall’ignoranza, che è simile all’oscurità e non ci fa vedere ciò che deve essere accettato o rifiutato; quando pratichiamo il Dharma, siamo vinti da torpore o da agitazione; quando il nostro comportamento va contro il Dharma, le nostre facoltà cognitive sono lucide e vigili.
Lama ti prego, presto, guardaci con compassione, e infondi in noi la tua energia trasformatrice, affinché possiamo vincere il nemico: le emozioni conflittuali.
12. Visti esteriormente sembriamo dei perfetti praticanti, ma internamente, poiché la nostra mente non è integrata con il Dharma, celiamo le emozioni conflittuali, che sono simili a dei serpenti velenosi e, quando incontriamo le circostanze avverse, vengono alla luce i difetti del praticante.
Lama pensa a noi, presto, guardaci con compassione; infondi l’energia trasformatrice affinché il nostro continuum mentale sia disciplinato da noi stessi.
13. Non riconoscendo da noi stessi i nostri gravi difetti, manteniamo l’apparenza esteriore del praticante e agiamo in vari modi contro il Dharma, siamo decisamente abituati dalle emozioni conflittuali, ad agire negativamente; anche se spesso sviluppiamo la mente virtuosa, altrettanto spesso la impediamo.
Lama aiutaci, rapidamente con compassione volgiti verso di noi; infondi l’energia trasformatrice affinché da noi stessi possiamo vedere i nostri propri difetti.
14. Ogni giorno che passa, la morte si avvicina; ogni giorno che passa, il nostro continuum mentale diventa più rigido; anche se ci affidiamo al Lama, il rispetto e la devozione gradualmente si deteriorano; l’amore e l’affetto per i compagni di Dharma e la visione pura diminuiscono sempre più.
Lama pensa a noi, presto, guardaci con compassione; infondi l’energia trasformatrice per domare la nostra rozza natura.
15. Anche se prendiamo rifugio, generiamo bodhicitta[3] e recitiamo preghiere, non sviluppiamo profondamente il rispetto, la devozione e la compassione; la pratica del Dharma e l’applicazione virtuosa rimangono a livello verbale, l’attività (spirituale) diviene una routine, che non fa presa sul continuum mentale.
Lama pensa a noi, rapidamente, guardaci con compassione; infondi l’energia trasformatrice affinché ogni nostra azione sia diretta verso il Dharma.
16. Tutte le sofferenze provengono dal desiderare la felicità per se stessi; sebbene sia insegnato che si realizza la Buddhità con la mente altruista noi, mentre sviluppiamo la sublime bodhicitta, vi introduciamo i nostri scopi personali; non solo non siamo di aiuto agli altri, ma non curanti facciamo loro anche del male.
Lama pensa a noi, rapidamente con compassione volgiti verso di noi; infondi l’energia trasformatrice, affinché possiamo essere capaci di scambiare noi stessi con gli altri.
17. Consideriamo come un essere ordinario il Lama, che è l’autentica manifestazione della Buddhità; dimentichiamo la sua benevolenza nell’averci svelato profonde istruzioni; quando egli non realizza le nostre aspettative, contempliamo il pessimismo; le sue azioni e il suo comportamento sono oscurati dai nostri dubbi e dalle nostre idee distorte.
Lama ti prego, presto guardaci con compassione; infondi in noi la tua energia trasformatrice, affinché il rispetto e la devozione accrescano senza mai diminuire.
18. Sebbene la nostra propria mente sia la Buddhità, noi non la riconosciamo; sebbene i nostri pensieri siano il Dharmakaya[4], noi non ne realizziamo il significato; sebbene la non fabbricazione (mentale) sia lo stato autentico, noi non siamo in grado di coltivarla; sebbene il rimanere rilassati nel momento presente sia la vera natura della mente, noi non ne siamo convinti.
Lama pensa a noi, velocemente guardaci con compassione; infondi la tua energia trasformatrice affinché l’intrinseca consapevolezza si liberi spontaneamente.
19. La venuta della morte è certa, ma noi non riusciamo a ricordarlo seriamente; il beneficio del santo Dharma è certo, ma noi non siamo capaci di praticarlo correttamente; la legge del karma è una verità certa, ma noi non seguiamo una adeguata disciplina; la presenza consapevole è una necessità certa, ma noi siamo trascinati dall’instabilità e dalle distrazioni.
Lama pensa a noi, velocemente guardaci con compassione; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché possiamo, per mezzo della presenza mentale mantenere lo stato della non distrazione.
20. A causa del precedente karma negativo, siamo nati in questa finale epoca degenerata[5], tutte le azioni passate sono la causa della nostra sofferenza, tutte le amicizie riprovevoli ci ricoprono con i veli della negatività, le chiacchere inutili portano alla distrazione la nostra pratica virtuosa.
Lama pensa a noi, velocemente guardaci con compassione; infondi la tua energia trasformatrice, affinché riusciamo coraggiosamente a praticare il Dharma.
21. All’inizio non pensiamo che al Dharma, ma alla fine, come risultato, otteniamo solo la causa per gli stati inferiori dell’esistenza condizionata; il raccolto della liberazione viene distrutto dalla grandine della negatività; io e tutti quelli come me siamo dei selvaggi, che offendono i valori definitivi.
Lama pensa a noi, velocemente guardaci con compassione, infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché noi stessi portiamo a compimento il santo Dharma.
22. Infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché nasca dal profondo di noi stessi il rammarico; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché la nostra mente diventi impaziente, non essendoci tempo; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché ci ricordiamo veramente della morte; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché nasca in noi la fiducia nella legge del karma; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché non vi siano ostacoli sul nostro sentiero; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché possiamo essere in grado di perseverare nella pratica.
23. Infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché noi integriamo le condizioni avverse nel sentiero; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché possiamo essere in grado di applicare gli antidoti; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché sviluppiamo il rispetto e la devozione genuini; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché noi stessi vediamo il vero volto della natura della mente; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché la nostra propria consapevolezza si risvegli dal centro del nostro cuore; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché sradichiamo alla base le proiezioni illusorie; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché realizziamo la Buddhità in una sola vita.
24. Lama prezioso, ti supplico, benevolente signore del Dharma, ti chiamo intensamente! Per me che non ho meriti tu sei l’unica speranza; infondi in me la tua energia trasformatrice[6] affinché la tua Mente[7] e la mia si uniscano inseparabilmente.
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[1] Secondo il “Bardo Thodol” la luce rossa che viene dal cuore di Amitabha non penetra nell’essere se questi non è identificato nel divino.
[2] Le divinità irate (cinquantotto) descritte come fonti di paura e terrone nel “Libro Tibetano dei Morti”
[3] La mente risvegliata per la salvezza di tutti.
[4] Il corpo della legge dharmica.
[5] Il Kali-yuga, l’ultima delle quattro ere cosmiche dopo Kṛta-yuga, Tretā-yuga e Dvāpara-yuga.
[6] L’energia cosmica.
[7] L’intelligenza universale.
Lama ti prego, guardaci al più presto con compassione e infondi la tua energia trasformatrice, affinché si sviluppi dal profondo l’aspirazione alla liberazione definitiva.
2. Pur avendo ottenuto un’esistenza umana libera e ben dotata, noi sprechiamo la nostra vita, continuamente distratti dalle futili attività per questa vita, e siamo trascinati dalla pigrizia nel realizzare il grande valore della liberazione ultima, finendo col tornare a mani vuote dal Giardino dei gioielli.
Lama ti prego, presto, guardaci con compassione e infondi in noi la tua energia trasformatrice, affinché sia realizzato il corpo umano, avente significato.
3. Non vi è nessuno che sia rimasto sulla terra senza (poi) morire, se ne vanno anche adesso uno dopo l’altro; anch’io dovrò morire ben presto, ma sono come uno stupido che si prepara a rimanere a lungo.
Lama pensa a me, rapidamente volgiti a me con compassione, infondi la tua energia trasformatrice affinché io sia impaziente, (consapevole) che non c’è tempo (da perdere).
4. Ognuno di noi sarà separato dai cari amici e dai parenti, altri godranno dei beni che abbiamo accumulato con avarizia, anche il nostro amato corpo dovrà essere abbandonato e il nostro principio cosciente vagherà tra i bardi sconosciuti e le esistenze condizionate.
Lama pensa a noi, con compassione, rapidamente volgiti verso di noi, infondi in noi la tua energia trasformatrice che ci fa realizzare quanto tutto ciò sia inutile.
5. Le oscure tenebre spaventose verranno ad accoglierci, mentre il vento rosso[1] e violento del karma ci sospingerà e i messaggeri dell’orrendo Signore della Morte ci colpiranno e abbatteranno[2] così che dovremo sperimentare le sofferenze intollerabili degli stati inferiori.
Lama pensa a noi, velocemente volgiti a noi con compassione e infondi in noi l’energia trasformatrice, affinché potremo liberarci dagli abissi delle esistenze inferiori.
6. Celiamo in noi i nostri difetti sebbene siano grandi quanto montagne e riveliamo e condanniamo apertamente i difetti altrui, sebbene grandi quanto semi di sesamo; pur non possedendo che minime qualità, ci vantiamo di essere buoni, ci definiamo praticanti del Dharma, ma la nostra condotta (dimostra) l’esatto contrario.
Lama pensa a noi, con compassione volgiti rapidamente verso di noi, infondi l’energia trasformatrice che pacifica il nostro orgoglioso egoismo.
7. Il demone disastroso dell’attaccamento all’ego è penetrato in noi, tutti i nostri pensieri sono la causa dell’aumento delle emozioni perturbatrici, tutte le nostre azioni hanno il risultato della non virtù, e non ci siamo ancora nemmeno direzionati verso il sentiero della liberazione.
Lama pensa a noi, velocemente volgiti verso di noi con compassione, infondi in noi l’energia trasformatrice, affinché sia sradicato l’attaccamento all’io.
8. Al minimo elogio o alla minima nota di biasimo nascono in noi esultanza o scontento, alla minima parola spiacevole ci sfugge l’armatura della pazienza; anche quando vediamo gli affanni altrui, non sorge in noi la compassione, e quando si presenta l’occasione per essere generosi, siamo legati dal nodo dell’avarizia.
Lama aiutaci, con compassione volgiti velocemente verso di noi; infondi l’energia trasformatrice affinché il nostro continuum mentale si unisca al Dharma.
9. Attribuiamo una natura propria all’esistenza condizionata, priva di essenza; per il nutrimento e il vestiario, ci sfuggono completamente i valori definitivi; pur avendo tutto ciò che ci serve, i nostri bisogni aumentano sempre di più; la nostra mente è ingannata dai fenomeni illusori e privi di realtà.
Lama pensa a noi, presto, guardaci con compassione! Infondi l’energia trasformatrice affinché noi possiamo abbandonare (l’attaccamento per) questa vita.
10. Non sopportiamo la benché minima sofferenza fisica o mentale, e tuttavia siamo così cocciuti da non preoccuparci di cadere nelle esistenze inferiori. Anche se vediamo realmente l’infallibilità di causa-effetto, non pratichiamo ciò che è positivo e aumentano notevolmente gli atti negativi.
Lama pensa a noi, presto, guardaci compassionevolmente, infondi l’energia trasformatrice, affinché si generi fiducia nella legge del karma.
11. Verso i nemici proviamo avversione, verso gli amici attaccamento, siamo confusi dall’ignoranza, che è simile all’oscurità e non ci fa vedere ciò che deve essere accettato o rifiutato; quando pratichiamo il Dharma, siamo vinti da torpore o da agitazione; quando il nostro comportamento va contro il Dharma, le nostre facoltà cognitive sono lucide e vigili.
Lama ti prego, presto, guardaci con compassione, e infondi in noi la tua energia trasformatrice, affinché possiamo vincere il nemico: le emozioni conflittuali.
12. Visti esteriormente sembriamo dei perfetti praticanti, ma internamente, poiché la nostra mente non è integrata con il Dharma, celiamo le emozioni conflittuali, che sono simili a dei serpenti velenosi e, quando incontriamo le circostanze avverse, vengono alla luce i difetti del praticante.
Lama pensa a noi, presto, guardaci con compassione; infondi l’energia trasformatrice affinché il nostro continuum mentale sia disciplinato da noi stessi.
13. Non riconoscendo da noi stessi i nostri gravi difetti, manteniamo l’apparenza esteriore del praticante e agiamo in vari modi contro il Dharma, siamo decisamente abituati dalle emozioni conflittuali, ad agire negativamente; anche se spesso sviluppiamo la mente virtuosa, altrettanto spesso la impediamo.
Lama aiutaci, rapidamente con compassione volgiti verso di noi; infondi l’energia trasformatrice affinché da noi stessi possiamo vedere i nostri propri difetti.
14. Ogni giorno che passa, la morte si avvicina; ogni giorno che passa, il nostro continuum mentale diventa più rigido; anche se ci affidiamo al Lama, il rispetto e la devozione gradualmente si deteriorano; l’amore e l’affetto per i compagni di Dharma e la visione pura diminuiscono sempre più.
Lama pensa a noi, presto, guardaci con compassione; infondi l’energia trasformatrice per domare la nostra rozza natura.
15. Anche se prendiamo rifugio, generiamo bodhicitta[3] e recitiamo preghiere, non sviluppiamo profondamente il rispetto, la devozione e la compassione; la pratica del Dharma e l’applicazione virtuosa rimangono a livello verbale, l’attività (spirituale) diviene una routine, che non fa presa sul continuum mentale.
Lama pensa a noi, rapidamente, guardaci con compassione; infondi l’energia trasformatrice affinché ogni nostra azione sia diretta verso il Dharma.
16. Tutte le sofferenze provengono dal desiderare la felicità per se stessi; sebbene sia insegnato che si realizza la Buddhità con la mente altruista noi, mentre sviluppiamo la sublime bodhicitta, vi introduciamo i nostri scopi personali; non solo non siamo di aiuto agli altri, ma non curanti facciamo loro anche del male.
Lama pensa a noi, rapidamente con compassione volgiti verso di noi; infondi l’energia trasformatrice, affinché possiamo essere capaci di scambiare noi stessi con gli altri.
17. Consideriamo come un essere ordinario il Lama, che è l’autentica manifestazione della Buddhità; dimentichiamo la sua benevolenza nell’averci svelato profonde istruzioni; quando egli non realizza le nostre aspettative, contempliamo il pessimismo; le sue azioni e il suo comportamento sono oscurati dai nostri dubbi e dalle nostre idee distorte.
Lama ti prego, presto guardaci con compassione; infondi in noi la tua energia trasformatrice, affinché il rispetto e la devozione accrescano senza mai diminuire.
18. Sebbene la nostra propria mente sia la Buddhità, noi non la riconosciamo; sebbene i nostri pensieri siano il Dharmakaya[4], noi non ne realizziamo il significato; sebbene la non fabbricazione (mentale) sia lo stato autentico, noi non siamo in grado di coltivarla; sebbene il rimanere rilassati nel momento presente sia la vera natura della mente, noi non ne siamo convinti.
Lama pensa a noi, velocemente guardaci con compassione; infondi la tua energia trasformatrice affinché l’intrinseca consapevolezza si liberi spontaneamente.
19. La venuta della morte è certa, ma noi non riusciamo a ricordarlo seriamente; il beneficio del santo Dharma è certo, ma noi non siamo capaci di praticarlo correttamente; la legge del karma è una verità certa, ma noi non seguiamo una adeguata disciplina; la presenza consapevole è una necessità certa, ma noi siamo trascinati dall’instabilità e dalle distrazioni.
Lama pensa a noi, velocemente guardaci con compassione; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché possiamo, per mezzo della presenza mentale mantenere lo stato della non distrazione.
20. A causa del precedente karma negativo, siamo nati in questa finale epoca degenerata[5], tutte le azioni passate sono la causa della nostra sofferenza, tutte le amicizie riprovevoli ci ricoprono con i veli della negatività, le chiacchere inutili portano alla distrazione la nostra pratica virtuosa.
Lama pensa a noi, velocemente guardaci con compassione; infondi la tua energia trasformatrice, affinché riusciamo coraggiosamente a praticare il Dharma.
21. All’inizio non pensiamo che al Dharma, ma alla fine, come risultato, otteniamo solo la causa per gli stati inferiori dell’esistenza condizionata; il raccolto della liberazione viene distrutto dalla grandine della negatività; io e tutti quelli come me siamo dei selvaggi, che offendono i valori definitivi.
Lama pensa a noi, velocemente guardaci con compassione, infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché noi stessi portiamo a compimento il santo Dharma.
22. Infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché nasca dal profondo di noi stessi il rammarico; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché la nostra mente diventi impaziente, non essendoci tempo; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché ci ricordiamo veramente della morte; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché nasca in noi la fiducia nella legge del karma; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché non vi siano ostacoli sul nostro sentiero; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché possiamo essere in grado di perseverare nella pratica.
23. Infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché noi integriamo le condizioni avverse nel sentiero; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché possiamo essere in grado di applicare gli antidoti; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché sviluppiamo il rispetto e la devozione genuini; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché noi stessi vediamo il vero volto della natura della mente; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché la nostra propria consapevolezza si risvegli dal centro del nostro cuore; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché sradichiamo alla base le proiezioni illusorie; infondi in noi la tua energia trasformatrice affinché realizziamo la Buddhità in una sola vita.
24. Lama prezioso, ti supplico, benevolente signore del Dharma, ti chiamo intensamente! Per me che non ho meriti tu sei l’unica speranza; infondi in me la tua energia trasformatrice[6] affinché la tua Mente[7] e la mia si uniscano inseparabilmente.
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[1] Secondo il “Bardo Thodol” la luce rossa che viene dal cuore di Amitabha non penetra nell’essere se questi non è identificato nel divino.
[2] Le divinità irate (cinquantotto) descritte come fonti di paura e terrone nel “Libro Tibetano dei Morti”
[3] La mente risvegliata per la salvezza di tutti.
[4] Il corpo della legge dharmica.
[5] Il Kali-yuga, l’ultima delle quattro ere cosmiche dopo Kṛta-yuga, Tretā-yuga e Dvāpara-yuga.
[6] L’energia cosmica.
[7] L’intelligenza universale.
PREGHIERA CRISTIANA

Requiem aeternam dona eis Domine
et lux perpetua luceat eis
L’eterno riposo dona loro o Signore
e splenda a essi la luce perpetua.
Il Requiem aeternam (l’eterno riposo) è una preghiera rivolta a Dio per la pace delle anime del Purgatorio.
Nella liturgia cattolica la Messa da Requiem è la messa che si celebra per il riposo eterno dell’anima dei defunti, il cui introito comincia proprio con la parola Requiem.
La preghiera proviene dal libro apocrifo “il Quarto Libro di Esdra (III sec. ), un testo apocalittico da cui si riporta questo passo:
«Sul monte Oreb, io Esdra, ricevetti l’ordine di rivolgermi a Israele.
Mentre andavo verso di loro, mi rigettarono e rifiutarono il comandamento del Signore. Pertanto vi dico, o gente che ascoltate e comprendete: aspettate il vostro pastore, vi darà l’eterno riposo perché è prossimo colui che deve venire alla fine dei secoli.
Siate pronti e riceverete il premio del Regno, perché nei secoli dei secoli splenderà su di voi la luce perpetua.
Fuggite le tenebre del secolo presente, ricevete la gioia della vostra gloria. Di fronte a tutti chiamo il mio Salvatore a testimone. Ricevete il comandamento del Signore e siate lieti, voi che siete stati chiamati al regno celeste.
(Ri)sorgete, state in piedi e considerate il numero dei segnati nel banchetto del Signore. Coloro che lasciarono le tenebre del secolo presente hanno ricevuto dal Signore splendide vesti.
Ricevi Sion[1] la pienezza dei fedeli, di quelli che osservarono le leggi del Signore. È completo il numero dei tuoi figli: implora l’impero del Signore affinché sia santificato il tuo popolo che fu chiamato fin dall’inizio dei secoli.
Io Esdra vidi sul monte di Sion una moltitudine immensa che nessuno poteva contare. E tutti insieme lodavano il Signore con canti.
In mezzo a loro era un giovane maestoso, più alto di tutti. Era da tutti esaltato e sul capo di ognuno poneva corone. Allora interrogai un angelo e dissi: Chi sono costoro, signore?
Mi disse: questi sono coloro che deposero la veste mortale, indossarono quella immortale e confessarono il nome di Dio: ora sono incoronati e ricevono le palme.
E dissi all’angelo: chi è quel giovane che pone le corone sul capo e consegna le palme? Mi rispose: quello è il Figlio di Dio, che essi confessarono nel secolo presente.
Io cominciai a lodare coloro che, senza cedimenti, erano restati fedeli al nome di Dio. Allora mi disse l’angelo: vai e annuncia al mio popolo quali e quante meraviglie del Signore Dio tu hai veduto.»
___________________
[1] La collina dove sorge il tempio di Gerusalemme e per estensione Gerusalemme e il popolo ebraico.
Nella liturgia cattolica la Messa da Requiem è la messa che si celebra per il riposo eterno dell’anima dei defunti, il cui introito comincia proprio con la parola Requiem.
La preghiera proviene dal libro apocrifo “il Quarto Libro di Esdra (III sec. ), un testo apocalittico da cui si riporta questo passo:
«Sul monte Oreb, io Esdra, ricevetti l’ordine di rivolgermi a Israele.
Mentre andavo verso di loro, mi rigettarono e rifiutarono il comandamento del Signore. Pertanto vi dico, o gente che ascoltate e comprendete: aspettate il vostro pastore, vi darà l’eterno riposo perché è prossimo colui che deve venire alla fine dei secoli.
Siate pronti e riceverete il premio del Regno, perché nei secoli dei secoli splenderà su di voi la luce perpetua.
Fuggite le tenebre del secolo presente, ricevete la gioia della vostra gloria. Di fronte a tutti chiamo il mio Salvatore a testimone. Ricevete il comandamento del Signore e siate lieti, voi che siete stati chiamati al regno celeste.
(Ri)sorgete, state in piedi e considerate il numero dei segnati nel banchetto del Signore. Coloro che lasciarono le tenebre del secolo presente hanno ricevuto dal Signore splendide vesti.
Ricevi Sion[1] la pienezza dei fedeli, di quelli che osservarono le leggi del Signore. È completo il numero dei tuoi figli: implora l’impero del Signore affinché sia santificato il tuo popolo che fu chiamato fin dall’inizio dei secoli.
Io Esdra vidi sul monte di Sion una moltitudine immensa che nessuno poteva contare. E tutti insieme lodavano il Signore con canti.
In mezzo a loro era un giovane maestoso, più alto di tutti. Era da tutti esaltato e sul capo di ognuno poneva corone. Allora interrogai un angelo e dissi: Chi sono costoro, signore?
Mi disse: questi sono coloro che deposero la veste mortale, indossarono quella immortale e confessarono il nome di Dio: ora sono incoronati e ricevono le palme.
E dissi all’angelo: chi è quel giovane che pone le corone sul capo e consegna le palme? Mi rispose: quello è il Figlio di Dio, che essi confessarono nel secolo presente.
Io cominciai a lodare coloro che, senza cedimenti, erano restati fedeli al nome di Dio. Allora mi disse l’angelo: vai e annuncia al mio popolo quali e quante meraviglie del Signore Dio tu hai veduto.»
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[1] La collina dove sorge il tempio di Gerusalemme e per estensione Gerusalemme e il popolo ebraico.
La preghiera
Per iniziare questo incontro sul tema della vita e della morte, ho scelto due preghiere. Una è buddhista l’altra cristiana. Entrambe sono inerenti al mistero della morte e della salvezza.
La preghiera, come anche la contemplazione, la meditazione, la lettura e lo studio del testo sacro, è il mezzo ideale per evocare il simbolo, che rappresenta il mito permettendo di accedere alle verità eterne ed assolute, che devono essere apprese con umiltà, intuite e interiorizzate con la meditazione profonda e realizzate con l’esperienza concreta nella nostra vita quotidiana.
Come si legge la preghiera
A voce alta, lentamente per dare la possibilità a ognuno di comprendere e interiorizzare ogni singola parola. È importante lasciar passare alcuni istanti tra la fine della lettura di un versetto e l'inizio della lettura del seguente.
Eventuali domande e richieste di precisazioni, se ci sono, dovrebbero essere fatte alla fine della recitazione, per non turbare l’atmosfera di raccoglimento.
L’“Eterno riposo” la conosciamo tutti fin da bambini. La preghiera buddhista invece è un’invocazione affinché il Lama, un Essere dalle qualità divine, maestro del Dharma (il grande gioiello dell’insegnamento realizzativo), possa rafforzare la nostra devozione profonda, distruggendo la fissazione dualistica dell’attrazione e della repulsione, aiutandoci ad incontrare il volto stesso del Dharmakāya (la nostra stessa consapevolezza) per realizzare la Buddhità in una sola vita.
A mio parere non è oltraggioso sostituire o aggiungere alla parola Lama un altro nome che indichi il nostro maestro personale, sia divino (Śiva, la Śakti, Gesù, la Madonna ecc.) oppure incarnato (Ramakrishna, Ramana Maharshi, Sri Aurobindo, la Mère, Padre Pio ecc.) a seconda della nostra devozione.
IIl mahāyāna
A partire dal I sec. dell’era comune, si scoprono gli scritti nascosti attribuiti al Buddha che danno origine ad una dottrina secondo la quale il Buddha viene venerato non come un essere terreno ma come un essere trascendente; il suo corpo è ritenuto immateriale, costituito cioè dal corpo della legge: il dharmakāya.
Ha così inizio la fede nei Bodhisattva, entità perfette la cui natura è pura conoscenza, che rinunciano alla propria liberazione - il nirvāṇa - avendo come scopo ultimo la redenzione di coloro che, a loro volta, attraverso un percorso spirituale, si eleveranno alla condizione di perfezione, divenendo essi stessi Bodhisattva.
Mahāyāna significa “Grande veicolo” - di salvezza - non tanto individuale, quanto di tutti gli esseri viventi.
La devozione verso i Bodhisattva è il mezzo per ottenere la loro grazia e accedere così alla liberazione dalla vacuità della realtà saṁsārica.
Per iniziare questo incontro sul tema della vita e della morte, ho scelto due preghiere. Una è buddhista l’altra cristiana. Entrambe sono inerenti al mistero della morte e della salvezza.
La preghiera, come anche la contemplazione, la meditazione, la lettura e lo studio del testo sacro, è il mezzo ideale per evocare il simbolo, che rappresenta il mito permettendo di accedere alle verità eterne ed assolute, che devono essere apprese con umiltà, intuite e interiorizzate con la meditazione profonda e realizzate con l’esperienza concreta nella nostra vita quotidiana.
Come si legge la preghiera
A voce alta, lentamente per dare la possibilità a ognuno di comprendere e interiorizzare ogni singola parola. È importante lasciar passare alcuni istanti tra la fine della lettura di un versetto e l'inizio della lettura del seguente.
Eventuali domande e richieste di precisazioni, se ci sono, dovrebbero essere fatte alla fine della recitazione, per non turbare l’atmosfera di raccoglimento.
L’“Eterno riposo” la conosciamo tutti fin da bambini. La preghiera buddhista invece è un’invocazione affinché il Lama, un Essere dalle qualità divine, maestro del Dharma (il grande gioiello dell’insegnamento realizzativo), possa rafforzare la nostra devozione profonda, distruggendo la fissazione dualistica dell’attrazione e della repulsione, aiutandoci ad incontrare il volto stesso del Dharmakāya (la nostra stessa consapevolezza) per realizzare la Buddhità in una sola vita.
A mio parere non è oltraggioso sostituire o aggiungere alla parola Lama un altro nome che indichi il nostro maestro personale, sia divino (Śiva, la Śakti, Gesù, la Madonna ecc.) oppure incarnato (Ramakrishna, Ramana Maharshi, Sri Aurobindo, la Mère, Padre Pio ecc.) a seconda della nostra devozione.
IIl mahāyāna
A partire dal I sec. dell’era comune, si scoprono gli scritti nascosti attribuiti al Buddha che danno origine ad una dottrina secondo la quale il Buddha viene venerato non come un essere terreno ma come un essere trascendente; il suo corpo è ritenuto immateriale, costituito cioè dal corpo della legge: il dharmakāya.
Ha così inizio la fede nei Bodhisattva, entità perfette la cui natura è pura conoscenza, che rinunciano alla propria liberazione - il nirvāṇa - avendo come scopo ultimo la redenzione di coloro che, a loro volta, attraverso un percorso spirituale, si eleveranno alla condizione di perfezione, divenendo essi stessi Bodhisattva.
Mahāyāna significa “Grande veicolo” - di salvezza - non tanto individuale, quanto di tutti gli esseri viventi.
La devozione verso i Bodhisattva è il mezzo per ottenere la loro grazia e accedere così alla liberazione dalla vacuità della realtà saṁsārica.
Bodha pañcādaśika di Abhinavagupta
I quindici versetti della suprema Sapienza
1. Lo splendore della luce dell’Uno non si esaurisce nella luminescenza apparente e neppure nelle tenebre a questa contrapposte, perché sia la brillantezza sia le tenebre, si trovano nella luce suprema della pura Coscienza divina.
2. Questa Essenza è chiamata Śiva, che è la natura e l’esistenza di tutti gli esseri. Il mondo manifesto è l’espansione della Sua energia ed è riempito dall’immensa gloria di Dio, la pura Coscienza.
3. Śiva e la Śakti non sono consapevoli del fatto che sono separati. Sono interconnessi come il fuoco è uno con il calore.
4. Egli è il Dio Bhairava, che crea, protegge, distrugge, nasconde e rivela la sua natura attraverso il ciclo dell’esistenza di questo mondo. L’universo è stato creato da Dio come sua propria natura, così come il mondo è il Suo riflesso nello specchio che è la Sua stessa Coscienza.
5. La molteplicità dell’universo è lo stato della sua altissima energia, la Śakti, che ha creato al fine di riconoscere la sua propria natura. Questa, la Śakti, che è l’incarnazione dello stato collettivo dell’universo, pur realizzando il diveniente processo di conoscenza, rimane perfettamente integra nella sua pienezza dello stato di manifestazione come Coscienza divina.
6. Per il supremo Signore Śiva, che tutto pervade, la contemporanea creazione e dissoluzione del mondo è il gioco connaturato alla Sua energia benefica d’amore incondizionato.
7. Questa azione suprema non può essere compiuta da nessun altro potere in questo o un altro universo, tranne che dal Signore Śiva, che è completamente libero e indipendente, perfettamente glorioso e intelligente.
8. Lo stato di coscienza ordinario è limitato e ignorante e non può allargarsi fino a includere le varie forme dell’universo. Colui che è completamente libero è invece del tutto diverso dal comune stato di coscienza, caratterizzato dall’ignoranza, o nescienza. L’assoluto non può, quindi, essere riconosciuto in una sola forma. Nel momento in cui lo si riconosca in una forma occorre anche riconoscerlo nelle altre.
9. Il Signore Śiva, che è completamente indipendente (svatantra), ha nella Sua natura il potere della creazione della diversità delle forme esistenti e anche il potere della loro distruzione. E, al tempo stesso, questa diversità è di per sé lo stato in cui si sperimenta l’ignoranza.
10. In questo mondo esistono varie specie di creazione e distruzione, alcune nei cieli superiori, alcune nelle sfere inferiori, altre sono invece collaterali. Insieme a questi mondi sono creati altri mondi relativi. Il dolore, il piacere, e la potenza intellettuale sono dati in base allo stato dell’essere. Questo è il mondo.
11. Se non si realizza l’insussistenza del divenire temporale, anche questo errore è dovuto alla libertà (svātantrya) di Śiva. Ciò si traduce nell’equivoco dell’esistenza mondana (saṃsāra). Coloro che vivono nell’ignoranza sono terrorizzati dall’esistenza terrena.
12. e 13. Quando invece per la grazia di Śiva, oppure per l’insegnamento e la vibrazione del Guru, o anche attraverso la comprensione delle Scritture sul supremo Śiva, si realizza la vera conoscenza della realtà, che è lo stato permanente del Signore Śiva, si consegue la liberazione finale. Questa piena realizzazione è accordata alle anime elevate e si chiama liberazione in vita (jīvanmukti).
14. I due cicli di schiavitù e liberazione, sono il gioco di Śiva e nient’altro. Essi non sono separati da Śiva, in quanto non esiste alcun diverso livello di differenziazione. In realtà, nulla accade al Signore Śiva.
15. In questo modo il Signore, Bhairava, l’essenza di ogni essere, governa liberamente e spontaneamente le tre grandi energie: l’energia della volontà (icchā-śakti), l’energia della conoscenza (jñāna-śakti) e l’energia dell’azione (kriyā-śakti). Queste tre energie sono raffigurate nel tridente e nel loto trilobato. Seduto sul loto è il Signore Bhairava, la natura della realtà di tutto l’universo dei 108 mondi.
16. Io, Abhinavagupta, ho scritto e rivelato questi versi per alcuni dei miei cari discepoli che sono dotati di scarso intelletto. Per questi discepoli, che sono profondamente devoti a me, ho composto questi quindici versi affinché ne siano istantaneamente elevati.
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2. Questa Essenza è chiamata Śiva, che è la natura e l’esistenza di tutti gli esseri. Il mondo manifesto è l’espansione della Sua energia ed è riempito dall’immensa gloria di Dio, la pura Coscienza.
3. Śiva e la Śakti non sono consapevoli del fatto che sono separati. Sono interconnessi come il fuoco è uno con il calore.
4. Egli è il Dio Bhairava, che crea, protegge, distrugge, nasconde e rivela la sua natura attraverso il ciclo dell’esistenza di questo mondo. L’universo è stato creato da Dio come sua propria natura, così come il mondo è il Suo riflesso nello specchio che è la Sua stessa Coscienza.
5. La molteplicità dell’universo è lo stato della sua altissima energia, la Śakti, che ha creato al fine di riconoscere la sua propria natura. Questa, la Śakti, che è l’incarnazione dello stato collettivo dell’universo, pur realizzando il diveniente processo di conoscenza, rimane perfettamente integra nella sua pienezza dello stato di manifestazione come Coscienza divina.
6. Per il supremo Signore Śiva, che tutto pervade, la contemporanea creazione e dissoluzione del mondo è il gioco connaturato alla Sua energia benefica d’amore incondizionato.
7. Questa azione suprema non può essere compiuta da nessun altro potere in questo o un altro universo, tranne che dal Signore Śiva, che è completamente libero e indipendente, perfettamente glorioso e intelligente.
8. Lo stato di coscienza ordinario è limitato e ignorante e non può allargarsi fino a includere le varie forme dell’universo. Colui che è completamente libero è invece del tutto diverso dal comune stato di coscienza, caratterizzato dall’ignoranza, o nescienza. L’assoluto non può, quindi, essere riconosciuto in una sola forma. Nel momento in cui lo si riconosca in una forma occorre anche riconoscerlo nelle altre.
9. Il Signore Śiva, che è completamente indipendente (svatantra), ha nella Sua natura il potere della creazione della diversità delle forme esistenti e anche il potere della loro distruzione. E, al tempo stesso, questa diversità è di per sé lo stato in cui si sperimenta l’ignoranza.
10. In questo mondo esistono varie specie di creazione e distruzione, alcune nei cieli superiori, alcune nelle sfere inferiori, altre sono invece collaterali. Insieme a questi mondi sono creati altri mondi relativi. Il dolore, il piacere, e la potenza intellettuale sono dati in base allo stato dell’essere. Questo è il mondo.
11. Se non si realizza l’insussistenza del divenire temporale, anche questo errore è dovuto alla libertà (svātantrya) di Śiva. Ciò si traduce nell’equivoco dell’esistenza mondana (saṃsāra). Coloro che vivono nell’ignoranza sono terrorizzati dall’esistenza terrena.
12. e 13. Quando invece per la grazia di Śiva, oppure per l’insegnamento e la vibrazione del Guru, o anche attraverso la comprensione delle Scritture sul supremo Śiva, si realizza la vera conoscenza della realtà, che è lo stato permanente del Signore Śiva, si consegue la liberazione finale. Questa piena realizzazione è accordata alle anime elevate e si chiama liberazione in vita (jīvanmukti).
14. I due cicli di schiavitù e liberazione, sono il gioco di Śiva e nient’altro. Essi non sono separati da Śiva, in quanto non esiste alcun diverso livello di differenziazione. In realtà, nulla accade al Signore Śiva.
15. In questo modo il Signore, Bhairava, l’essenza di ogni essere, governa liberamente e spontaneamente le tre grandi energie: l’energia della volontà (icchā-śakti), l’energia della conoscenza (jñāna-śakti) e l’energia dell’azione (kriyā-śakti). Queste tre energie sono raffigurate nel tridente e nel loto trilobato. Seduto sul loto è il Signore Bhairava, la natura della realtà di tutto l’universo dei 108 mondi.
16. Io, Abhinavagupta, ho scritto e rivelato questi versi per alcuni dei miei cari discepoli che sono dotati di scarso intelletto. Per questi discepoli, che sono profondamente devoti a me, ho composto questi quindici versi affinché ne siano istantaneamente elevati.
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Meditazione di Swami Veetamohananda
(trad. sim. a cura di B.)
Iniziamo recitando per tre volte la preghiera OM.
Visualizziamo l’Infinito come uno spazio blu.
L’Infinito è l’armonia della pura Energia in se stessa.
Noi tutti siamo l’espressione della pura Energia in se stessa.
Cerchiamo di sentire in ogni cellula in ogni molecola del nostro corpo l’armonia della pura Energia in se stessa.
L’armonia della pura infinita Energia, che è infinita Luminosità e infinita Bellezza.
Provate a sentire che ogni cellula ogni molecola dei nostri corpi è infinita Luminosità e infinita Bellezza.
Provate a sentire che noi siamo come il Sole nascente splendente di raggi rosso cremisi o di raggi dorati e che questa infinita Armonia è puro Amore.
E l’infinito puro Amore è pura Intelligenza, Conoscenza e Beatitudine assoluta.
Cercate di sentire che ogni cellula ogni molecola dei nostri corpi è infinito puro Amore e l’infinito puro Amore è infinita pura Intelligenza, infinita Conoscenza e Beatitudine.
Questa infinita Armonia, che è pura Intelligenza e pura Consapevolezza, esprime se stessa come OM, ogni cellula ogni molecola dei nostri corpi in realtà esprime se stessa semplicemente come OM.
Ripetendo l’OM mentalmente toccate il vostro labbro superiore e inferiore e cercate di sentire l’infinita espressione sulle vostre labbra.
Ripetendo l’OM mentalmente toccate la vostra gola per sentire l’espressione della pura Consapevolezza e la purezza della Preghiera, questa infinita espressione in realtà esprime se stessa come il vostro parlare, così che tutto quanto direte diverrà favorevole e pieno di forza.
Visualizziamo l’Infinito come uno spazio blu, l’Infinito è l’armonia della pura Energia in se stessa, questa infinita pura Energia manifesta se stessa come pura aria intorno a noi.
Ripetendo l’OM mentalmente tocchiamo la nostra narice destra e sinistra cercando di attivare i due canali di respirazione con la vibrazione dell’OM, respirando profondamente l’armonia dell’infinita pura Energia equamente attraverso entrambe le narici e sentiamo che ogni cellula ogni molecola del nostro corpo è infinita pura Energia in se stessa e respirando lentamente e equamente da entrambe le narici espiriamo puro Amore, puri Pensieri, emanandoli in tutte le direzioni… pratichiamo questo tre volte.
Visualizziamo l’Infinito come uno spazio blu tutto intorno in ogni dove, visualizziamo il Sole nascente nello spazio blu, cerchiamo di essere all’interno del globo solare e sentiamo che noi siamo noi stessi e il Sole, noi siamo il Sole in ogni spazio blu nella pienezza dell’infinita Luminosità e infinita Bellezza.
Toccate il vostro occhio destro e sinistro per intensificare la vostra visione interiore, cerchiamo di sentire che ogni cellula ogni molecola del nostro corpo splende come i raggi cremisi o come i raggi dorati di questo Sole nascente, che l’infinita Luminosità è infinita Bellezza e che questa infinita Armonia esprime se stessa come OM.
Tocchiamo il nostro orecchio destro e sinistro e sentiamo che ogni cellula ogni molecola dei nostri corpi esprime se stessa come OM solamente e questa infinita Armonia è pura Consapevolezza.
Tocchiamo interamente il nostro corpo e sentiamo che ogni cellula ogni molecola è infinita pura Consapevolezza in se stessa, infinita pura Consapevolezza che è puro Amore.
Mettiamo la mano sul nostro cuore e sentiamo che ogni cellula ogni molecola del nostro corpo è infinito puro Amore e che questo infinito puro Amore è pura Intelligenza, Conoscenza e Beatitudine assoluta.
Mettiamo la mano sopra la nostra testa per sentire che ogni molecola ogni cellula del nostro corpo è infinito puro Amore in se stesso, pura Intelligenza, infinita Conoscenza e Beatitudine e che questa infinita Armonia è Forza infinita.
Tocchiamo la nostra spalla destra e sinistra e sentiamo che ogni cellula ogni molecola del nostro corpo è la forza del puro infinito Amore, è la forza dell’infinita pura Intelligenza, è la forza dell’infinita Conoscenza e della Gioia infinita e questa Forza infinita che è coraggio di essere.
Cercate di sentire che ogni cellula ogni molecola del vostro corpo è infinito Coraggio in se stesso.
Chiudiamo la meditazione con la preghiera OM tre volte tutti insieme.
Iniziamo recitando per tre volte la preghiera OM.
Visualizziamo l’Infinito come uno spazio blu.
L’Infinito è l’armonia della pura Energia in se stessa.
Noi tutti siamo l’espressione della pura Energia in se stessa.
Cerchiamo di sentire in ogni cellula in ogni molecola del nostro corpo l’armonia della pura Energia in se stessa.
L’armonia della pura infinita Energia, che è infinita Luminosità e infinita Bellezza.
Provate a sentire che ogni cellula ogni molecola dei nostri corpi è infinita Luminosità e infinita Bellezza.
Provate a sentire che noi siamo come il Sole nascente splendente di raggi rosso cremisi o di raggi dorati e che questa infinita Armonia è puro Amore.
E l’infinito puro Amore è pura Intelligenza, Conoscenza e Beatitudine assoluta.
Cercate di sentire che ogni cellula ogni molecola dei nostri corpi è infinito puro Amore e l’infinito puro Amore è infinita pura Intelligenza, infinita Conoscenza e Beatitudine.
Questa infinita Armonia, che è pura Intelligenza e pura Consapevolezza, esprime se stessa come OM, ogni cellula ogni molecola dei nostri corpi in realtà esprime se stessa semplicemente come OM.
Ripetendo l’OM mentalmente toccate il vostro labbro superiore e inferiore e cercate di sentire l’infinita espressione sulle vostre labbra.
Ripetendo l’OM mentalmente toccate la vostra gola per sentire l’espressione della pura Consapevolezza e la purezza della Preghiera, questa infinita espressione in realtà esprime se stessa come il vostro parlare, così che tutto quanto direte diverrà favorevole e pieno di forza.
Visualizziamo l’Infinito come uno spazio blu, l’Infinito è l’armonia della pura Energia in se stessa, questa infinita pura Energia manifesta se stessa come pura aria intorno a noi.
Ripetendo l’OM mentalmente tocchiamo la nostra narice destra e sinistra cercando di attivare i due canali di respirazione con la vibrazione dell’OM, respirando profondamente l’armonia dell’infinita pura Energia equamente attraverso entrambe le narici e sentiamo che ogni cellula ogni molecola del nostro corpo è infinita pura Energia in se stessa e respirando lentamente e equamente da entrambe le narici espiriamo puro Amore, puri Pensieri, emanandoli in tutte le direzioni… pratichiamo questo tre volte.
Visualizziamo l’Infinito come uno spazio blu tutto intorno in ogni dove, visualizziamo il Sole nascente nello spazio blu, cerchiamo di essere all’interno del globo solare e sentiamo che noi siamo noi stessi e il Sole, noi siamo il Sole in ogni spazio blu nella pienezza dell’infinita Luminosità e infinita Bellezza.
Toccate il vostro occhio destro e sinistro per intensificare la vostra visione interiore, cerchiamo di sentire che ogni cellula ogni molecola del nostro corpo splende come i raggi cremisi o come i raggi dorati di questo Sole nascente, che l’infinita Luminosità è infinita Bellezza e che questa infinita Armonia esprime se stessa come OM.
Tocchiamo il nostro orecchio destro e sinistro e sentiamo che ogni cellula ogni molecola dei nostri corpi esprime se stessa come OM solamente e questa infinita Armonia è pura Consapevolezza.
Tocchiamo interamente il nostro corpo e sentiamo che ogni cellula ogni molecola è infinita pura Consapevolezza in se stessa, infinita pura Consapevolezza che è puro Amore.
Mettiamo la mano sul nostro cuore e sentiamo che ogni cellula ogni molecola del nostro corpo è infinito puro Amore e che questo infinito puro Amore è pura Intelligenza, Conoscenza e Beatitudine assoluta.
Mettiamo la mano sopra la nostra testa per sentire che ogni molecola ogni cellula del nostro corpo è infinito puro Amore in se stesso, pura Intelligenza, infinita Conoscenza e Beatitudine e che questa infinita Armonia è Forza infinita.
Tocchiamo la nostra spalla destra e sinistra e sentiamo che ogni cellula ogni molecola del nostro corpo è la forza del puro infinito Amore, è la forza dell’infinita pura Intelligenza, è la forza dell’infinita Conoscenza e della Gioia infinita e questa Forza infinita che è coraggio di essere.
Cercate di sentire che ogni cellula ogni molecola del vostro corpo è infinito Coraggio in se stesso.
Chiudiamo la meditazione con la preghiera OM tre volte tutti insieme.